Quando nasce il primo figlio cominci ad essere bombardata con le classiche domande su “lo allatti?” “dorme?”, “mangia?”, “come lo svezzi?“, “cammina?” e potrei continuare all’infinito con almeno una domanda per ogni tappa evolutiva del pargolo.
Poi il pargolo cresce ed arriva più o meno intorno ai 2 anni / 2 anni e mezzo, quando ormai cammina, mangia più o meno da solo e più o meno dorme….
Ed è qui che l’interesse del mondo intero si sposta dal pargolo alla coppia…
Questo è il momento in cui tutti tornano alla carica con la domande delle domande, quella peggiore:
“Ma il secondo quando lo fate?” nelle molteplici varianti del tipo “un fratellino/sorellina per compagnia?” oppure “non aspettate troppo che poi passa la voglia” e via discorrendo.
Da due anni e mezzo a questa parte il mio modo di rispondere a questa domanda è molto cambiato. Dalla negazione più totale (gravidanza pessima, 6 mesi a letto [di cui ho raccontato qui], solo l’idea di aver di nuovo la pancia mi terrorizzava, post-partum ancora peggio), al “aspettiamo un po’ che diventa più autonoma” o “ormai c’ho un’età…” per tornare al silenzio scaramantico (quando si è aperta di nuovo “la caccia”) …
Ma per arrivare a questo punto, infinite domande sono passate anche nella mia di testa…
Quando mia figlia non aveva ancora 3 anni ci siamo “rimessi in gioco”… mese dopo mese la ricerca è diventata sempre più “totalizzante” soprattutto da parte mia: c’è stato il momento forum di mamme alla ricerca che ti mi hanno dato i più disparati consigli, dall’acido folico alle pozioni magiche, al “famolo strano”.
C’è stato il momento “tutte incinta tranne me” e quando vedevo pance in giro o qualcuno mi dava la bella notizia non riuscivo ad esser lieta completamente e mi chiedevo come mai a me non succedeva…
Mentre in testa ho già deciso i nomi per il maschietto e per la femminuccia…
E poi dopo oltre un anno che non succede nulla, arriva il momento “rigiriamoci come un pedalino“: e via con le visite mediche e i prelievi in cui scopro che la mia “riserva” è ormai agli sgoccioli ma vado avanti convinta dicendo che finché c’è un ovulo c’è speranza….
Arrivo poi all’ultima fatica: i monitoraggi in diretta per spiare il follicolo e coglierlo sul fatto….: attività questa che toglie qualunque “appeal” all’incontro con mio marito… rendendo la questione più un momento “timbra-cartellino” che passionale…
Ma ogni mese arriva puntuale come un orologio svizzero il “responso“….
E mentre il mio fisico pare voglia fermarsi, il mio cervello lavora il doppio e le domande frullano come in una centrifuga impazzita: ma ne vale la pena? ho voglia di ricominciare tutto da capo? ce la farò poi con due alla mia età? come la prenderà mia figlia? non la farò soffrire??? non starò impazzendo?
In definitiva, sono così sicura di volerne un altro?
Qual è la motivazione che mi spinge a desiderare il secondo figlio?
La motivazione “più forte” è che essendo noi entrambi genitori “anziani”, non vorremmo che nostra figlia si trovasse ad avere tutto su di lei il peso della nostra vecchiaia… La seconda, più egoistica ma non meno forte, è che vorrei tanto un figlio maschio….
Bastano come motivazioni? Sono sufficienti per andare avanti? E fino a quando?
La risposta definitiva me l’ha data qualche giorno fa il mio ginecologo, all’ennesima visita di controllo:
Accanirsi non serve, la natura ha fatto e farà il suo corso, impariamo a goderci la “perla” che abbiamo tra le mani e di cui spesso ci dimentichiamo e concentriamoci su di lei…
Così arriviamo ad oggi, con la consapevolezza che non arriverà (a meno di un miracolo) in cui con una nuova ed inaspettata leggerezza riesco a rispondere alle domande con “non è arrivato“, senza versare neanche una lacrima né far tremare la voce…
Questo post partecipa al tema del mese #unopiùunofaduemila delle StorMoms!