Il primo libro che ho comprato come supporto all’eliminazione del ciuccio è questo: “Il ciuccio di Nina” .

E’ la storia di una bambina che non abbandona mai il suo ciuccio, neanche il giorno del matrimonio ne per andare al lavoro. 

Poi però, come nella migliori tradizioni fiabesche, succede l’incontro imprevisto con un lupo cattivo di cui però Nina non ha per niente paura… Un lupo a cui Nina regalerà il ciuccio per farlo stare più tranquillo…

Mia figlia non ha amato subito questa fiaba, per via del lupo che un po’ la spaventa, ma leggendola e rileggendola, interpretandola e rendendo leggera e comica la lettura da parte mia, alla fine ha imparato ad apprezzarla e a capire e a riderci su…

La storia è molto carina, divertente e con un finale a sorpresa. Le illustrazioni sono molto belle e colorate.

Lo consiglio come primo approccio e sostegno alla fase “eliminazione ciuccio”.

naumann-villemin Copertina

Il ciuccio di Nina

Titolo: Il ciuccio di Nina

Autore:  Christine Naumann-Villemin

Editore:  Il Castoro bambini.

 

Venerdì 27 febbraio sarà il mio ultimo giorno di lavoro full time. Una data storica.

Il tanto agognato tempo parziale è arrivato. Il tanto richiesto e desiderato e sempre negato per 3 anni, finalmente ed improvvisamente è diventato realtà. Quasi non ci credevo più e mi ero rassegnata. Non sapevo più a chi chiedere. A Capodanno avevo anche scritto questo desiderio sulla lanterna (vedi il mio report di Capodanno, qui)

desideri

Desiderio sulla lanterna

Da lunedì 2 marzo inizierò a lavorare solo 4 ore, dalle 9 alle 13.
Nei lunghi giorni che precedevano l’inizio del part time, ho cominciato ad elencare nella mia testa tutte le innumerevoli cose che avrei potuto fare con il pomeriggio libero. Passeggiare, scrivere. Leggere.

Ma soprattutto le cose che non farò più: smettere di correre e di vivere ricorrendo il tempo , smettere di vivere nell’ansia, smettere di rimandare…

Soprattutto, chiuderò il conto con il sensi di colpa verso mia figlia.

La vittoria finalmente sarà dalla mia. Finalmente potrò andare a prenderla tutti i giorni a scuola, farmi raccontare cosa ha fatto di bello, le cose che ha imparato, le difficoltà che ha incontrato. La vedrò crescere insieme a me e non attraverso i racconti dei nonni o delle maestre.

Sarà sicuramente un’altra vita.

Molto più stancante, a volte anche più frenetica, ma sicuramente una vita diversa. L’ago della bilancia si sposterà verso la casa e la famiglia. Avrò anche un’oretta tutta per me, da sola a casa: stare semplicemente sul divano o mettere in ordine casa, uscire a passeggiare o scrivere al pc. Pranzare con un’amica o qualunque altra cosa che neanche riesco ad immaginare!

Potrò semplicemente riappropriarmi di una parte della mia vita che per tutti questi anni, anche prima di diventare moglie e madre, ho dovuto mettere da parte perché il tempo che mancava era fagocitato dal lavoro full time con due ore di trasporto per andare e venire…

Circa 10 giorni fa mia figlia ha eliminato il ciuccio dalla sua vita. Dopo 3 anni esatti di utilizzo più o meno continuativo, ha deciso, da sola, che non lo voleva più.

Io ancora mi devo riprendere da questo evento. Non che non lo volessi, ovvio. Praticamente lo usava solo per addormentarsi e basta e quindi io stavo lavorando, insieme a lei, per un’eliminazione il più possibile dolce e senza traumi.

Mia figlia ha fatto di più.

E’ stata lei stessa a dirmi, una sera, che non lo voleva più e che avrebbe dormito senza ciuccio. Io sono rimasta basita ma ho assecondato il suo desiderio. E da quel giorno – pouff – il ciuccio è sparito, senza una lacrima, senza un capriccio.

Neanche con l’eliminazione del pannolino mi è preso questo senso di angoscia misto a nostalgia. Quella è stata un’autentica liberazione. Con il ciuccio, per quanto faccia più male di un pannolino, per quanto ero contraria al suo utilizzo, mi è presa proprio male.

Infatti, io ancora non mi abituo nel vederla senza ciuccio… Ogni tanto mi fermo e mi chiedo dove è il ciuccio, per paura di averlo perso o dimenticato da qualche parte e mi trovo davanti alla scatoletta ormai perennemente vuota.

E’ proprio cresciuta, si sta trasformando in una bambina.

Forse è a questo che non sono preparata.

Come se il ciuccio rappresentasse l’ultimo avanposto dell’essere “piccoli”. Abbattuto quello, cosa resta?

Fra poco mi chiederà le chiavi di casa?

PS. Se mia figlia ha eliminato il ciuccio spontaneamente e senza traumi è grazie a quella che mi piace chiamare “letturatura di sostegno“.  Ho comprato due libri molto carini sull’argomento e ho cominciato a leggerli con lei, in varie occasioni, varie volte.

I libri sono “Anna dorme senza ciuccio” e “Il Ciuccio di Nina” con una netta preferenza di mia figlia per il primo… che raccontava esattamente  la “sua ” situzione.

Per una recensione dettagliata, puoi leggere “Anna Dorme senza Ciuccio qui e il Ciuccio di Nina qui

Qualche notte fa, guardando mia figlia dormire accanto a me mi sono ritrovata a chiedermi dove fossero finiti i giorni, i tanti giorni, in cui la tenevo tutto il giorno in braccio, lamentandomi per non riuscire a fare nulla, per il peso, per l’isolamento e per l’affaticamento?

Dove sono finite quelle settimane? quei mesi?

Il tempo me li ha portati via, uno dopo l’altro e in quella notte mi sono trovata a chiedermi dove fossero, perchè li stavo rimpiangendo così…

Quando li stavo attraversando, quei giorni, non vedevo l’ora che finissero, che la bimba camminasse e acquistasse la sua autonomia… Pesava a portarla in braccio tutto il giorno, mangiare, camminare con lei in braccio; avevo ristoro solo durante la nanna e le passeggiate in passeggino. Ma il resto del giorno, in casa, insieme, lo passavamo vicine, lei sulle mie braccia…

Gurdando indietro non so come ho fatto a passare nove – nove – mesi così.. all’inizio è facile, pesava anche poco, ma quando è arrivata sui 7-8 Kg ho cominciato ad accusare una certa fatica, sollevarla, metterla sulle braccia, cambiare braccia ogni quarto d’ora, sedersi per riposarsi un attimo. Mi chiedo dove ho trovato tutta quella forza fisica – per non farla cadere -. Ma anche dove ho trovato la forza emotiva, per resistere ai quei giorni, a quelle ore infinite…

nanna

nanna

Eppure, l’altra notte, guardando mia figlia ormai treenne, mi sono ritrovata a pensare a quelle nostre ore di contatto totale e un attimo di nostalgia mi ha colto, di sorpresa.  Ora che cammina, gioca, corre, va a scuola i nostri momenti di contatto fisico sono davvero pochi. E’ rimasta solo la notte quando mi dorme accanto, rubandomi il cuscino, usandomi come cuscino, mettendomi i piedini addosso o mettendo la sua manina come a tenerma vicina e non farmi uscire dal letto.

Il tempo scorre e le prospettive cambiano, come quando le ombre si allungano nelle ore vicine al tramonto e anche un bambino sembra un gigante.

Nel bel mezzo di un’altra notte, tra qualche tempo, mi ritroverò a chiedermi dove sono finiti i giorni in cui dormiva accanto a me, la sentivo respirare e tutto andava a posto. Il mondo era perfettamente allineato e io potevo dormire un sonno profondo e sereno.

Per me non c’è niente di più bello del viaggiare. Ho sempre viaggiato, sin da bambina e non finirò mai di ringraziare i miei genitori che mi hanno donato questo opportunità e mi hanno insegnato l’amore per i viaggi.

Ho cominciato a viaggiare da sola, poi in gruppo con viaggi lontani, in coppia in giro per l’Europa e ora con la bimba al seguito. Da quando sono diventata mamma ho messo da parte le valigie, ma adesso che mia figlia è grandicella sto ricominciando. Voglio far conoscere anche a lei le meraviglie che ci sono fuori dalla nostra porta di casa. In Italia e nel mondo.

Ma c’è una cosa che amo quasi di più del viaggio.

La sua preparazione.

Molte volte mi sono organizzata il viaggio da sola. Anche quando partivo per viaggi organizzati mi sono sempre preparata prima, documentandomi, leggendo e organizzando il viaggio prima con la testa e poi con la valigia.

Ho organizzato un bellissimo viaggio in coppia nelle tre repubbliche Baltiche, programmato tappe, chilometri giornalieri, cose da vedere, hotel dove alloggiare… un fantastico itinerario di 2 settimane nel profondo nord.

navighetto

Coordinate GPS ai Baltici

Oppure in Scozia- Inghilterra, nella zona del muro di Adriano.

Comincio sempre qualche mese prima ad organizzare e pianificare il viaggio, la scelta della meta, le cose da vedere, le distanze. E ogni giorno aggiungo un particolare, studio la mappa, calcolo i chilometri tra una località e l’altra e prendo nota, tutto scritto, bello ordinato.

Poi lo lascio lì per un po’ di tempo, come il vino, a maturare… Smetto di pensarci e faccio scendere l’adrenalina che mi prende ogni volta che penso ad un viaggio.
Poi, quando manca poco alla partenza, riprendo tutto in mano e sistemo, modifico, miglioro, depenno, aggiungo fino a che non è perfetto per me e pronto da essere usato e soprattutto vissuto.

Mi piace immaginare il posto prima ancora di vederlo, di indovinarne i colori, gli odori, i suoni.
Viaggiare con la fantasia prima ancora di partire.

Quasi sempre, per fortuna la realtà supera di gran lunga la fantasia e le aspettative del viaggio stesso. Sono pochissime le mete che non mi sono piaciute, davvero poche.

Per me viaggiare è come respirare. Se non riesco a viaggiare, a muovermi anche solo per un week end vicino casa, mi sento “in gabbia”, sono irrequieta.

Ho bisogno di muovermi, esplorare, conoscere, visitare. Un bisogno fisico che mi aiuta a scaricare la noia dei ritmi sempre uguali della quotidianeità e a (ri)caricare il mio bagaglio interiore.

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